lunedì 16 gennaio 2012

Patrimonio non valorizzato: il caso Pantalica

Come non valorizzare un sito Unesco

Veduta di Pantalica (foto: S.Leggio/Sicilystockphoto.com)
L'erba alta impedisce una buona visibilità del sito Unesco
Senza alcun dubbio la provincia di Siracusa, grazie alle sue bellezze naturalistiche, artistiche ed archeologiche di grande rilievo, possiede una grande attrattiva turistica (potenziale) nel panorama nazionale. La graduale dismissione del polo industriale, basato sulla petrolchimica, che per decenni ha sostenuto l'economia del territorio, ha negli ultimi tempi riacceso una vivace discussione sul futuro turistico o industriale della zona. Siracusa ha tutte le carte in regola per fare del turismo il proprio asso nella manica, nonostante ciò, continuano a registrarsi clamorose occasioni perdute o poco sfruttate, spesso per la pachidermica burocrazia o per semplici contrapposizioni politiche. Un interessante case-study in questo senso può essere fornito dal sito archeologico e naturalistico di Pantalica. L'altipiano di Pantalica è ubicato in una posizione mozzafiato, tra le alti pareti della valle dell'Anapo (zona naturale protetta) e presenta al suo interno importantissimi resti archeologici della tarda età del bronzo. In particolarmente una enorme necropoli scavata nella roccia, tanto da renderla simile ad un alveare ed i resti di un enorme edificio megalitico preistorico (l'anaktoron), un vero unicum nel panorama siciliano. Tale ricchezza ha valso a Pantalica già nel 2005 l'inserimento nei siti patrimonio dell'umanità, stilata dall'Unesco. Questo si è tradotto in una sempre maggiore fama del sito non più limitata ai soli appassionati di archeologia ma ad un pubblico più vasto, di turisti di passaggio, spesso anche stranieri. Eppure, a numerosi anni dal conferimento del prestigioso titolo Unesco, la valorizzazione turistica (ed il conseguente ritorno economico per il territorio), sembra ancora essere all'anno zero, bloccati in infinite discussioni fatte di tavoli tecnici e incroci di competenze (per citare un noto comico contemporaneo  "abbiamo dimenticato il foglio del come"). Pantalica continua ad essere un sito richiesto e visitato da italiani e stranieri, ma questo, senza merito di nessuno, grazie alla sua unicità e nonostante l'assoluta mancanza dei servizi minimi indispensabili che un turista si aspetta di trovare.
Tramonto all'anaktoron (foto: S.Leggio/Sicilystockphoto)
Si parte dalla viabilità e dalla segnaletica, assolutamente scarsa. Oggi Pantalica può essere raggiunta da due direzioni opposte: Sortino e Ferla, divise da una cava. La segnaletica stradale presente è scarsa e confusionaria non consentendo al guidatore di avere ben chiara la propria destinazione finale. In molti casi disorganizzazione ed eccessi campanilistici fanno da padrone. Una delle strade di accesso a Ferla è stata ad esempio per lungo tempo chiusa al traffico prima ed agli autobus dopo. La segnaletica per un eventuale bus turistico era però irrimediabilmente posta all'ultimo momento, quando ormai non vi erano più possibilità per i visitatori di tentare un'altra strada. Allo stesso modo risultavano vane le possibilità di chiedere informazioni telefoniche presso gli uffici comunali. Un numero verde unico non sarebbe che un primo passo per rendere questo sito più tourist-friendly. Ritornando alle considerazioni viarie, la cosa si complica ulteriormente nel caso dei grandi pullman turistici. A causa della scarsa segnaletica questi rischiano di finire bloccati in strade troppo strette, senza possibilità di svolta: una situazione senza dubbio incresciosa. Se poi non si dispone di un mezzo proprio e si volesse raggiungere la zona con mezzi pubblici, l'impresa è praticamente impossibile. Non esistono servizi pubblici che vadano oltre il centro abitato di Ferla o Sortino, a parecchi chilometri dall'area archeologica. Un serio piano di valorizzazione prevederebbe, almeno in alta stagione, un servizio navetta a ciclo continuo che facesse la spola tra i due comuni e l'area archeologica. Da un paio di anni  la provincia di Siracusa ha proposto un servizio taxi che all'atto pratico si limita soltanto ad un tariffario di corse private su richiesta dei clienti.
Abbandono ai punti accoglienza (foto Sicilystockphoto.com)
Veduta della necropoli (foto: www.sicilystockphoto.com)
Da anni, in compenso, si discute su chi e come dovrà gestire il sito senza arrivare ad una soluzione. E' così che sono stati comiciati ad entrambi gli accessi dei lavori per dei centri visitatori ma questi sono ormai bloccati da tempo e quanto fatto è stato vandalizzato. Allo stato attuale, chi arriva da Sortino trova un centro visitatori ancora chiuso e un un info point dotato di servizi igienici mai aperto e gravemente danneggiato. Dal lato di Ferla, analogamente, il completamento di un punto di accoglienza turistica, poco prima della Sella di Filiporto, sembra ancora in alto mare. Il risultato è che visitatori o gruppi, arrivati a Pantalica si trovano sperduti nel nulla, in un sito assolutamente privo qualsiasi servizio. Si salvano soltanto alcuni cartelli e pannelli informativi collocati alcuni anni or sono e, saltuariamente, nel periodo estivo, l'assistenza e gli opuscoli distrubuiti dal personale del corpo forestale in servizio nella zona. La manutenzione dei sentieri naturalistici ed il taglio dell'erba viene fatta in maniera saltuaria impedendo di vedere con chiarezza i contorni di importanti ma poco elevati resti archeologici come l'anaktoron, il palazzo del principe che specie in primavera ed estate scompare nell'alta vegetazione. Come già accennato poco prima mancano del tutto servizi igienici e aree di ristoro che sono praticamente indispensabili  in un sito che con l'arrivo dell'estate diviene incredibilmente caldo per l'assenza totale di alberi ed ombra. Le poche iniziative private a ridosso di Pantalica hanno avuto negli ultimi anni alterne vicende, probabilmente anche in attesa di una valorizzazione che non è mai cominciata. Di fronte a questa mancanza di qualsiasi servizio, misteriosamente però si combatte da anni per la realizzazione di una passerella pedonale sul fiume Calcinara. Un'opera, questa, che se fatta con la giusta dose di estetica e compatibilità ambientale aggiungerebbe uno spettacolare passaggio panoramico al sito, un sicuro fattore di richiamo turistico. Resta però il fatto che alla luce degli scempi paesaggistici compiuti dagli amministratori siracusani nei decenni passati sono in molti a temere il risultato finale, anche in virtù dei pochi schizzi apparsi in questi anni sui giornali. Basti pensare che giusto qualche decennio fa si è scampati alla costruzione di una strada che varcasse il canyon. Tale strada, oggi interrotta dalla cava, risulta addirittura completa in alcune cartografie non aggiornate. Resta però il fatto che, con ogni probabilità, il ponte aggiungerebbe pochi vantaggi in termini di fruibilità del sito. Un qualunque visitatore proveniente dall'accesso di Sortino, che varcasse questo ipotetico ponte per raggiungere il lato di Ferla, si troverebbe infatti ancora molto lontano da resti importanti come l'anaktoron e cercherebbe (invano) un bus navetta. Di contro, se il nostro ipotetico visitatore fosse più incline alle lunghe camminate, avrebbe decisamente evitato il ponte per optare per il panoramico sentiero che scende verso il torrente Calcinara e consente di guadare il corso d'acqua. 
La valorizzazione passa poi anche per altre strade. Tra queste l'esposizione dei reperti trovati nel sito. Basterebbe anche una selezione di reperti minori, di cui probabilmente abbondano i magazzini del museo per creare un antiquarium in corrispondenza di uno dei (progettati) centri visitatori oppure nelle città di Sortino o Ferla. In breve tempo un tale antiquarium diventerebbe un richiamo sicuro ed una tappa obbligata per una completa visita a Pantalica. E dove mancano i reperti, la moderna tecnologia permette facilmente di integrare "ciò che non si vede" tramite documentari e ricostruzioni 3D. Un'esperienza analoga, ad esempio è stata fatta, sempre a Siracusa, per la torre di Vendicari presso il locale centro visitatori. 
Infine non bisogna dimenticare che il turismo oggi è fatto anche di promozione tramite internet (inesistente) e di merchandasing e gadget. Cartoline, guide, magliette e cappellini rappresenterebbero un sicuro introito per i commercianti della zona ed al contempo un ulteriore veicolo pubblicitario per Pantalica. Provate a visitare qualche altro sito in giro per il mondo (ad es. Stonehenge, giusto per citarne uno) per averne conferma. Insomma, le potenzialità di Pantalica sono enormi e l'interesse da parte dei viaggiatori è grande. Idee chiare e un po' di azione permetterebbero finalmente di trarre vantaggi da questo grande patrimonio archeologico e naturalistico.

1 commento:

mike ha detto...

tutto vero! un link per Pantalica è:
www.pantalica.org

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